Homer - The Politics of Make Believe

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Homer - The Politics of Make Believe

Etichetta: Funtime Records / Bad Mood Records / IndieBox

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"The Politics of Make Believe" è l'ultimo album degli Homer, incazzatissima rock band belga che si affaccia sul mercato italiano con un disco piacevole e di ottima fattura.
Realtà già consolidata nel loro paese, gli Homer approdano sulla scena nostrana con una raccolta di dieci tracce in bilico tra metal e Hc melodico. Ed è proprio questo dualismo una delle due caratteristiche peculiari che distinguono in modo più incisivo il sound del gruppo. Due anime ben distinte convivono e si scontrano come in una continua lotta per emergere all'interno dei pezzi del gruppo, un'anima più cattiva, corrosiva, graffiante e pungente e un'anima decisamente più melodica, conciliante, commerciale e radio friendly. Il risultato è a mio modo di vedere piuttosto interessante, e anche abbastanza coraggioso se vogliamo. Non perchè l'album sia qualcosa di particolarmente originale o innovativo, ma perchè questa la scelta di far convivere generi così differenti all'interno dello stesso lavoro può scoraggiare parecchie categorie di ascoltatori, i cultori più puristi del metal che probabilmente non gradiranno queste incursioni più commerciali, e sicuramente non faranno saltare di gioia gli amanti di un rock più melodico, che a tratti potrebbero trovare un po' pesante l'ascolto di alcune parti del disco. Però io che in generale sono un amante di questo tipo di contaminazioni e sperimentazioni ho trovato piuttosto interessanti queste dieci tracce che compongono "The Politics of Make Believe".
L'altro elemento che caratterizza il disco e a cui facevo accenno in precedenza sono sicuramente i testi, una chiara e per niente velata critica alle classi dirigenti in generale, vere e proprie caste ormai immobili, vecchie e incapaci di proporre soluzioni concrete e innovative ai problemi che attagliano i vari paesi in questi ultimi anni. E il libretto del cd, che diventa un vero e proprio "Manuale di protesta", con tanto di stancil da fotocopiare e ritagliare, è una vera e propria sorta di manifesto programmatico del messaggio del disco.
Per il resto il disco suona benissimo, ben prodotto, ben arrangiato, curato fin nei più piccoli particolari: dettagli che contribuiscono a sottolineare come gli Homer siano una realtà già importante e piuttosto affermata nel loro paese d'origine ed evidenziano l'esperienza e l'affaitamento che la band è riuscita a mettere a frutto nel corso degli anni. [B!]