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Sabba e Gli Incensurabili

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E' uscito da qualche settimana “Sogno e Son Fesso”, il secondo disco della band partenopea. Tematiche quanto mai attuali raccontate come sempre con ironia e leggerezza. Ci siamo fatti raccontare il disco dai diretti interessati


Sabba (Salvatore Lampitelli) e Gli Incensurabili (Luca Costanzo, Alessandro Grossi, Alessandro Mormile e Andrea De Fazio) suonano insieme dall'estate del 2010. La loro musica è un condensato di suoni, di stili e di influenze: cantautorato, Cabaret Rock, Folk, Blues, Swing 'n Roll... Una miscela unica e originale che rende il loro sound, fresco e spensierato, estremamente riconoscibile seppur molto variegato. I loro testi invece sfruttano l'arma dell'ironia e della provocazione per toccare tematiche importanti ed estremamente attuali.
Nel 2011arriva il loro primo ep, “Sì, Ma Quanta Gente Porti?”, un'istantanea della preoccupante situazione della scena live indipendente in Italia. Il lavoro suscita un vivo interesse di pubblico e critica. Nel 2012 esce invece il loro primo album, “Nessuno Si Senta Offeso” (BulbArtWorks/Audioglobe). Dieci pezzi che raccontano altrettante storie di gente comune alla prese con la crisi economica e sociale che in quegli anni esplodeva con forza in tutta Europa. Nell'ottobre dello stesso anno ricevono il premio M.E.I. “Rete dei Festival” ai Disco Days presso la Casa della Musica di Napoli come rivelazione nei festival del 2012 in collaborazione con il Mei (Meeting dell’Etichette Indipendenti). Si tratta del primo di una lunga serie di riconoscimenti e partecipazioni a manifestazioni importanti che arrivano nei mesi successivi.
Il 21 novembre 2014 esce nelle radio il singolo “Per Resistere” che anticipa il secondo disco di Sabba e Gli Incensurabili, “Sogno e Son Fesso”, uscito da qualche settimana per Full Heads / Audioglobe.
Abbiamo fatto una bella chiacchierata coi ragazzi che ci hanno parlato del disco appena uscitoe di molto altro. [B!]


Ciao ragazzi, benvenuti su andergraund! È un piacere per noi ospitarvi sulle nostre pagine. Partiamo dall’inizio. Sabba e Gli Incensurabili suonano insieme dall'estate del 2010. Come si sono incontrate le vostre strade e com’è maturata la decisione di fare musica insieme?

Grazie per averci ospitati, il piacere è nostro.
Ci siamo incontrati qualche anno fa, durante una jam session. C'era chi suonava blues, chi suonava folk, chi suonava metal, chi rock, eravamo musicalmente davvero diversi, eppure ci stavamo assai simpatici: ci univa il piacere di inventarci, su musica, la lettura di pensieri di denuncia, raccontati in maniera spiccatamente sarcastica. Eravamo tutti molto diversi ma tutti appassionati di cantautorato italiano e tutti abbiamo sposato l'idea di costruire una vera band, di quelle che si facevano negli anni ‘70 per intenderci. La musica italiana che attinge alla tradizione, provando a rinnovarla in qualche modo, è stata il nostro punto di partenza. Sabba aveva dei provini, delle bozze già musicate, ci sono piaciuti, li abbiamo suonati insieme e sin dal primo arrangiamento, ognuno di noi ha portato il proprio stile, il proprio background, la propria idea di sound. Il mix, rispettoso di ognuno dei versanti di questo gigantesco calderone, ci è piaciuto subito. Ci abbiamo registrato un primo disco, che abbiamo suonato in giro per il Paese per 150 date esatte, percorso davvero entusiasmante, e poi ci siamo così intrigati, che abbiamo deciso di proseguire, con un secondo disco, con un secondo tour, con gli incensurabili 2.0. Ed eccoci qua, a parlare di “Sogno e Son Fesso”. Che è solo il nostro secondo disco. Solo il secondo.

Fin dagli inizi uno dei vostri obiettivi primari è l'utilizzo della musica come mezzo di denuncia. I vostri testi, come vedremo in maniera più puntuale più avanti, utilizzando l'arma dell'ironia, mettono a nudo i problemi e le magagne della nostra società. Le canzoni sono un veicolo potentissimo per trasmettere un messaggio. Molto spesso si sottovaluta la sua forza forse...

Siamo musicisti, è questo che facciamo nella vita. Per il resto del tempo lavoriamo con la Musica a 360°, perciò viviamo la nostra vita dedicandoci alla nostra passione più grande. Ecco perché sentiamo sempre più forte l'esigenza di comunicare il disagio che la nostra generazione vive quotidianamente, una generazione schiacciata da un sistema che non funziona e che ha già ampiamente dimostrato di non avere prospettive. Si va sempre più verso la diseguaglianza sociale, verso l'imbarbarimento culturale del popolo, verso la lobotomizzazione televisiva (e potremmo continuare all'infinito, ma ci sono le canzoni a dire ciò che pensiamo, quindi lasciamo che parlino loro) abbiamo deciso di fondare una band che portasse in giro nei club un'idea teatrale, ironica, sarcastica, di diffondere un punto di vista che riteniamo sia anche molto condiviso.

Musicalmente parlando è davvero difficile etichettarvi. E per quanto mi riguarda questo non può essere che un punto a vostro favore perché significa che siete estremamente originali e la vostra musica è molto eterogenea e rompe tutti i classici schemi. Quali sono da sempre i vostri punti di riferimento musicali? E’ chiaro che avete ascoltato molto i grandi cantautori italiani, cito Rino Gaetano, Gaber, Jannacci... ma sicuramente c'è molto di più. Chi altro e che altro?

Siamo felicissimi di questo. Non ci piace essere etichettati. Siamo contro le etichette (in generale, in senso letterale e metaforico). Non sappiamo che genere facciamo, non vogliamo che ce lo si dica. Possiamo dire che suoniamo lo stile incensurabile? Forse è presto, dopo due dischi. Diciamo che ci concediamo la libertà di approcciare agli arrangiamenti in maniera “ignorante”. Ci si conceda il termine: intendiamo dire che cerchiamo di portare dentro i nostri ascolti col dovuto distacco da qualsiasi tipo di schema. È chiaro che attingiamo, dal punto di vista soprattutto della scrittura dei testi e della scelta comunicativa, a Rino Gaetano, Gaber, Jannacci, Edoardo Bennato, Buscaglione, così come sicuramente si avverte molto il fascino che subiamo rispetto a Caparezza, Daniele Silvestri, ma anche – vi stupiremo - non musicisti, per esempio siamo innamorati di Gigi Proietti, di una nutrita schiera di artisti della satira, della comicità, grandi comunicatori, maestri di stile dotati di enorme carisma, dai quali a volte impari quanto da un musicista, in egual maniera cose diverse. Musicalmente c'è molto blues, c'è del rock, ci sono Elton John, i Coldplay, c'è Capossela, c'è appunto Bennato, c'è il rock'n'roll, c'è Elvis, ci sono i Sikitikis, c'è Daniele Silvestri. Insomma, non vi daremo mai dei riferimenti precisi: si mischia, l'anima del nostro sound è l'idea di mischiare le carte ignorando gli schemi. Schemi? Quali schemi? Se ciò che suoni, ti piace, andrà bene. Chi l'ha detto che un 12/8 deve avere un sax e non un flauto? Chi l'ha detto che un rock'n'roll non può avere un beat elettronico? Chi ha detto che un blues non può essere suonato da un chitarrista metal? E così via...

Il vostro sound è molto ricco. È un’esplosione di colori nelle cuffie. Utilizzate anche un sacco di strumenti un po' meno diffusi come il kazoo, il flauto traverso, l'armonica...e poi non disdegnate anche qualche contaminazione elettronica. Come nasce la curiosità e la voglia di giocare con strumenti e sonorità non propriamente convenzionali?

Amare la Musica significa fare una costante ricerca. Significa curiosare. Significa sperimentare.
Prendere la tradizione, provare a rinnovarla. Costruire qualcosa di tuo, di nuovo. Perché per il resto, ci sono già milioni di cover band, una in più non servirebbe a granché. Si cerca umilmente di dare un contributo concreto, originale, anche quando riprendiamo dei brani classici come “Via con me” di Paolo Conte o “Basta che mi vuoi” degli Showmen, le facciamo diventare nostre, anche stravolgendole, piaccia o meno sarà la nostra idea, non l'imitazione. E poi, un valzer con vibrafono e arpa è convenzionale ma un valzer con un chitarrone che suona un eventide enorme, un toy piano e dei suoni elettronici, forse lo è un po' meno. Potremmo fare mille esempi, ma il succo del discorso è che, questa volta, per il nostro secondo disco, abbiamo deciso di sbizzarrirci un po' di più (6 mesi di pre-produzioni, altri 6 mesi per realizzare un disco ricco di arrangiamenti e masterizzato presso Sterling Sound a New York proprio perché suonasse forte, infatti ne consigliamo l'ascolto in cuffia e a volumi alti), e ci siamo divertiti un sacco!

La vostra musica mi sembra molto trasversale e transgenerazionale. Che tipo di pubblico avete? Che facce si possono trovare sotto il palco ai vostri concerti?

Quello che ci dicono sempre è che il nostro pubblico è davvero eterogeneo e la cosa non ci dispiace affatto. Dev'essere questa idea del voler attingere ai grandi maestri del passato con un atteggiamento “innovatore” (che non si confonda con un approccio presuntuoso, ma come la sola voglia smisurata di provare a fare qualcosa di nuovo, che è il motivo principale per cui uno decide di mettere su un progetto inedito, a mio avviso) a spingere non solo gli universitari, i giovani, ragazzi e ragazze della nostra età, ma anche persone più adulte, a seguirci ai concerti e sul web! Oltretutto faccio notare che spesso siamo seguiti ed apprezzati da colleghi musicisti, e anche questa è una cosa che ci fa sentire davvero a nostro agio, perchè sappiamo che forse aldilà dell'idea, anche la sua realizzazione pratica funziona, il concerto è suonato bene, evidentemente!

A proposito di pubblico e di concerti, voglio chiedervi, per un gruppo come il vostro, che suona musica di un certo tipo, è semplice trovare gli spazi per esibirsi? Adesso che vi siete fatti un nome magari è un po' meno complicato, ma agli inizi come stavano le cose? E in generale che ci dite dello stato della musica live in Italia? Già ne parlavate nel vostro primo ep, non a caso intitolato "Sì, Ma Quanta Gente Porti?".

Beh, quello che possiamo dire è che la situazione è critica. Non c'è curiosità. Il pubblico dei concerti non è stimolato a cercare la novità, magari nell'indipendente. Di sicuro non nell'inedito. I club sono pieni di cover e tribute band. Questo non aiuta chi fa lo sforzo di proporre se stesso, le proprie idee, qualcosa di nuovo, inedito, originale. Noi abbiamo avuto grosse difficoltà (credo che siano poi quelle di tutti) superate tutte grazie alla vittoria nel primo anno di attività, di tutti i concorsi a cui abbiamo partecipato, di cui uno nazionale, il che ci ha aiutati tantissimo a far girare il nome “Sabba e Gli Incensurabili”, anche fuori dalla nostra regione. Ci siamo adoperati da soli per cercare le prime date, siamo stati in tutte le radio locali che ci avrebbero ospitati, anche quelle dove c'era un solo follower. Abbiamo voluto conoscere persone, farci conoscere, abbiamo costruito nel nostro piccolo un circuito che aiutasse chi faceva musica come noi a girare, abbiamo contribuito a diffondere la musica degli amici, abbiamo ospitato decine e decine di musicisti sul palco con noi. La partecipazione al Ferrara Buskers Festival, al Premio Bianca D'Aponte, con i complimenti di Paola Turci, e con Mauro Ermanno Giovanardi tra il pubblico, il MEI di Faenza, sono stati momenti utili che ricordiamo con piacere, e dei quali non ricorderemo mai gli sforzi e i sacrifici economici profusi per esserci, per far sapere che nel panorama dell'indipendente nazionale c'era una nuova band, nata da poco ma, da sempre, molto determinata. Poi sono arrivati la Targa MEI Rete dei Festival nel 2012, la Finale al Premio De Andrè nel 2013, l'America's Cup, due partecipazioni al concerto del Primo Maggio a Napoli, i festival in cui siamo stati openact per Pan Del Diavolo, Modena City Ramblers, Gogol Bordello. Siamo partiti a testa bassa, abbiamo viaggiato a testa bassa, pensando solo a suonare, a macinare kilometri. Continueremo il nostro percorso a testa bassa, lavorando come i pazzi per diventare sempre più precisi, maturi, diretti, comunicativi. Per noi ogni singola persona che si avvicinava al progetto era, è e sempre sarà sacrosanta. Non c'è altro modo per continuare a fare ciò che facciamo con entusiasmo: suonare, curare i dettagli, lavorare a testa bassa.

Ma veniamo al vero motivo per cui siamo qui oggi. Finalmente esce "Sogno e son Fesso", il vostro secondo album. Rispetto al vostro disco precedente "Nessuno Si Senta Offeso", ma anche rispetto al già citato vostro primo ep "Sì, Ma Quanta Gente Porti?" in cosa vi trovate maturati, parlo sia di sound che di testi, e quali invece i segni di continuità col passato? Quanto è importante per voi questo disco e quanto siete orgogliosi del risultato? Secondo me dovreste esserlo parecchio...

Grazie mille! In effetti siamo molto soddisfatti ed orgogliosi di questo secondo lavoro. Sì, è senz'altro più maturo come lavoro. C'è più attenzione sui suoni, più lavoro sugli arrangiamenti, c'è un investimento in termini di tempo ed energie in studio per pre-produzioni e poi registrazioni, editing, mixing e mastering, che ha sorpreso prima noi, che non credevamo di essere capaci di lavorare in maniera così paziente, visto che siamo sostanzialmente degli istintivi. Abbiamo dovuto star fermi un anno, dopo un primo tour di 150 date, e non è stato facile restare chiusi dentro una sala a lavorare ai brani per così tanto tempo. Ci è mancato l'approccio al pubblico, al palco, alla musica suonata. E non vedevamo l'ora di ripartire. Per essere più precisi, dal punto di vista del sound, abbiamo arricchito i nostri ascolti e portato dentro nuovi riferimenti musicali, anche più moderni. Ci siamo sbizzarriti con strumenti e suoni acustici insoliti, così come con suoni elettronici fino ad allora mai presi in considerazione. Anche i testi sono più “cerebrali” e soprattutto hanno quasi tutti riferimenti a film, artisti, autori e cantautori italiani. Molte citazioni, doppi sensi e una doppia lettura: la banalissima canzone d'amore nasconde un significato più ampio sul cotesto sociale in cui i personaggi raccontano la propria storia. “Non Mi Fotti Più” sembra parlare di un musicista frustrato dalla sua donna e invece solo nel megafono finale si scopre che il tutto era funzionale a raccontare il disagio dell'artista (e non solo) in un sistema che gli dà l'illusione di poter scegliere di fare le cose ma che in realtà gli sega le gambe ancor prima di insegnargli a camminare. “Chiamatemi Nerone” è molto più attuale e ha molti più riferimenti politici di quanto si possa immaginare a un primo ascolto. “Valzer Senza Peso” sembra una canzone d'amore classica e invece parla di amore dopo la morte, di un amore pazzo, che diventa folle e in questa sua follia d'amore raggiunge la sua lei che non c'è più. Le canzoni di questo disco si possono leggere in diversi modi.

La cosa che mi piace un sacco di voi è che riuscite a trattare tematiche importanti facendolo con una leggerezza e con una positività che sono uniche. Non vuole essere uno sterile piangersi addosso o un lamentarsi del fatto che tutto fa irrimediabilmente schifo, dietro c’è sempre un messaggio di speranza e un invito a non lasciarsi andare. Corretto?

Corretto!!! Anzi grazie per averlo ricordato. Questo disco è senz'altro più malinconico, forse semplicemente perché più maturo, di “Nessuno Si Senta Offeso”. Ma l'idea nascosta dietro il progetto, dietro i suoi testi e le sue storie, è un'idea di rivalsa costante, di resistenza. È l'idea che se c'è qualcuno che ti sta dicendo che si può fare, forse si può fare. A volte, ad una generazione senza futuro, disperata e senza prospettive come la nostra basta soltanto qualcuno che col sorriso, denunciando ciò che non va, dia un'occasione per sentirsi più forte. Vogliamo trasmettere l'idea che sui guai ci si può sorridere, che il sorriso può essere la nostra arma. D'altronde, arrendersi sarebbe fin troppo facile. L'idea di musicare tutto in maniera simpatica e divertente è proprio quella: sui guai, balliamoci! Schiacciamoli con la nostra energia! Rimbocchiamoci le maniche, abbiamo molto da fare! Se non ce lo lasceranno fare, lo faremo lo stesso!

"Bang!" è un pezzo quanto mai attuale. È la storia di un uomo sopraffatto dalla crisi che ha ormai perso le speranze e che si convince che l'unica vittoria che possa ottenere dalla vita è quella di sparare alla sua compagna. È un pezzo paradossale ovviamente, che però nasconde l'istantanea di una società a cui hanno rubato la cosa più preziosa: la speranza nel futuro. Come si fa a rimanere positivi di fronte a questo?

Bang! è nato nei primi anni di questa crisi economica internazionale. La riflessione amara è nata proprio dalle notizie dei telegiornali, che raccontavano di famiglie fino ad allora autosufficienti, si direbbe normali. La cosa shoccante era leggere e sentire notizie di padri di famiglia che perso il lavoro si suicidavano, che frustrati commettevano atti disperati e folli come quello raccontato in questo pezzo. Quando la suoniamo dal vivo concludiamo sempre dicendo: “Non fatelo a casa!”. È un modo di esorcizzare, con un ritmo incalzante e una musica divertente, qualcosa che ci ha colpito profondamente e che ancora oggi risulta imbarazzante ed incredibile: la gente ridotta a non avere più dignità, la gente ridotta alla disperazione. Questo Paese non avrebbe mai dovuto permetterlo. Il nostro popolo non merita questo dolore.

"Non Mi Fotti Più" è un brano, che oltre a omaggiare il genio di Rino Gaetano, è anche un chiaro invito alla rivalsa contro i poteri forti che dominano la nostra società: la classe dirigente, la chiesa, i mass media... sarà mai possibile uscire da questa sorta di monopolio?

Le canzoni forse non cambieranno il mondo, ma possono davvero cambiare le persone, piano piano e poco a poco. È quello che è successo a noi, perché non dovrebbe succedere ad altri? Le canzoni possono lasciare un senso di rivalsa, possono far riflettere su quanto siamo illusi di essere liberi. Sono davvero felice che si evinca la denuncia contro la schiavitù del pensiero con la quale siamo costretti a convivere giorno per giorno. Ma le canzoni di Sabba e Gli Incensurabili sono una speranza per noi che le scriviamo, niente di più. Non abbiamo una ricetta, abbiamo un punto di vista e un obiettivo: stimolare una riflessione importante col sorriso, senza appesantire noi stessi e il pubblico, dare un'occasione per aprire gli occhi e – quantomeno – riflettere. Che si sia d'accordo o meno. Sarebbe bello credere che si possa finalmente uscire da questa sorta di monopolio. Ma finché il popolo non comprenderà di essere molto più forte di quel 10% di popolazione mondiale che lo manipola, e si organizzerà concretamente per ribellarsi, non possiamo far altro che dare il nostro contributo, contando sull'opportunità di dire qualcosa alle persone, le quali diranno magari qualcosa ad altre persone, e insieme – chissà – costruiremo un pensiero comune, basato sostanzialmente sul presupposto che prendere urgentemente coscienza che non siamo liberi, quantomeno ci da una chance per cercare delle strade nuove. Perché scegliere non significa scegliere tra Coca Cola e Pepsi, significa scegliere di non bere, o anche solo di bere qualcos'altro, o meglio ancora di prepararsi da soli una ricetta. Scegliere tra A, B e C, significa non poter scegliere Z. E noi vogliamo dire alle persone che c'è anche la Z, poi saranno loro a decidere se sceglierla o no. Noi si prova a dare uno spunto, nulla di più. Speriamo di essere stati chiaro.

"Tre Minuti Di Celebrità", ma anche "Le Parole Sono Importanti", fanno una fotografia impietosa di una società e di una generazione vuota e superficiale, in cui l'apparenza conta più della sostanza. Siamo sicuri che ci sia da essere ottimisti per il futuro?

Beh, se noi che siamo dei giovanotti in forza e pieni di voglia di fare, cominciamo a rassegnarci, abbiamo perso la nostra battaglia in partenza. Le due canzoni citate sono la fotografia impietosa di una società superficiale. La si deride, la si schernisce, la si prende in giro con un pizzico anche di cattiveria. Questo per dare l'idea che “c'è chi la pensa come te, non devi abbassare la testa”. Un'altra cosa che diciamo spesso ai concerti è che “la gente abbassa la testa troppo facilmente”. Siamo convinti che ci sia una parte buona della società che lotta quotidianamente, come noi facciamo con la musica, contro questo tipo di superficialità. Noi ci aggreghiamo a loro, ci uniamo a loro, e contiamo di costruire insieme un gruppo sempre più numeroso di critici cattivi e spietati. Perché non tirare fuori queste cose è un po' come accettarle passivamente. E questo atteggiamento, di per sé, non è già ottimista?

Che ci dite invece del primo singolo estratto dal disco, "Per Resistere", di cui è stato anche realizzato un bellissimo video diretto da Giacomo Triglia? Come mai l'onere di fare da apripista al disco è ricaduta proprio su di lui? E che ci raccontate invece del video?

“Per Resistere” è la sintesi perfetta di ciò che significa per noi “Sogno e Son Fesso” e anche di ciò che ha significato per noi lavorare a questo disco. Come dicevamo prima siamo stati fermi mesi e mesi, senza un soldo, senza concerti, senza gloria, senza contatto con le persone che ci seguivano, senza etichetta, senza booking, senza ufficio stampa…soli, soli come dei cani a lavorare sull'unica cosa che contava: le nuove canzoni, “gli incensurabili 2.0” come diciamo sempre inter nos per scherzare. “Per Resistere” è l'urlo di rabbia che abbiamo scelto, contro ogni logica commerciale, radiofonica, mediatica in generale, per presentare il disco. Perché volevamo che si sapesse che siamo simpatici e divertenti sì, senz'altro, ma che in questo secondo lavoro ci siamo concessi momenti di intimità, dolcezza, malinconia e che una canzone che può sembrare al primo ascolto la classica ballad pop italiana invece è un pezzo molto rock nell'atteggiamento, a partire dal titolo fino all'arrangiamento e anche dal videoclip che racconta esattamente ciò che per noi è “Sogno e Son Fesso”. E cosa è per noi questo disco è sintetizzabile in un solo verso in verità, che è “via dall'idea che noi non meritiamo di più”. Volevamo che si capisse che ci siamo dedicati anche all'istinto, alla magia del momento in cui le parole più semplici che ti venivano in mente, forse erano le migliori, quelle più adatte a rappresentarti, senza fronzoli, senza limatura, senza modifiche, senza filtri. Volevamo che quell'aeroplanino di carta, sul quale c'erano tutti i sogni e le speranze dei due viaggiatori senza meta, salvasse i protagonisti dalla mongolfiera in panne. Volevamo dare l'idea che Sabba e Gli Incensurabili sono tutto quanto si sa già, ma questa volta anche dell'altro.

Come prendono forma i pezzi? Raccontateci passo passo l'iter tipo di una delle vostre canzoni. Se esiste un iter ovviamente...

Molto spontaneamente, molto velocemente. Sabba ha la chitarra in mano e un'idea, stiamo lì, ci sono due accordi in sequenza. Quando vengono fuori le parole che disegnano quell'idea, si apre Logic e si butta giù l'arrangiamento. Da quel momento, a parte piccole modifiche alla composizione, l'unico lavoro che verrà fatto sarà sull'arrangiamento. Tutto il resto, generalmente, resta abbastanza fedele alla sua idea originaria. È così che pensiamo di proporci. Queste canzoni sono state concepite così come sono, nessun accordo, nessuna parola è stata modificata perché suonava meglio, era più poetica, ci faceva più belli. La nostra scrittura è questa, le nostre canzoni sono le stesse di mesi e mesi fa, solo vestite per bene. Perché si sa, finché resti in casa è un conto, ma quando devi uscire la sera, occorre agghindarsi un attimino.

Progetti a breve e lungo termine? Ci sono già in programma delle date per promuovere il disco? E altro che bolle in pentola?

I nostri progetti sono sempre e solo questi: SUONARE SUONARE SUONARE!
Ecco le prossime date:

10/02 75 BEAT - MILANO
12/02 FREE RIDE - PERUGIA
13/02 BOOKIQUE - TRENTO
14/02 CONTESTACCIO - ROMA
15/02 GOODFELLAS - NAPOLI

ma ce ne sono tante altre, basta seguirci sulla fanpage, perché lì siamo sempre molto attivi ed interattivi: www.facebook.com/glincensurabili

Ragazzi, è tutto. Vi ringrazio infinitamente della disponibilità e in bocca al lupo per tutto!

Grazie a voi e Crepi il Lupo!

 

 

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“Sogno e Son Fesso” su iTunes: itunes.apple.com/it/artist/sabba-gli-incensurabili

 

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