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Massimo Volume - Aspettando i barbari

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Massimo Volume - Aspettando i barbari

Etichetta: La Tempesta Dischi

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Non è facile parlare di un’uscita di una di quelle band che con oltre vent’anni di militanza, seppur con una pausa di qualche anno, hanno fatto la storia dell’underground italiano. C’è quella sorta di riverenza che porta ad apprezzare a prescindere ogni cosa prodotta, quindi, mi cautelo dicendo subito che Aspettando i barbari non sposta di molto la rotta dal precedente Cattive abitudini, che però, a mio avviso, era di un po’ superiore. L’ingrediente principale, ovviamente, non può mancare: l’arte declamatoria di Emidio Clementi, le storie che racconta, tra il sociale e l’esistenziale, le citazioni letterarie sparse qua e là, con anche un omaggio al compianto Vic Chesnutt. E poi paesaggi sonori delle chitarre di Egle Sommacal e Stefano Pilia, a volte dissonanti e ossessive, a volte dilatate, malinconiche, colorate da suoni ed effetti. E’, come ogni volta, un lavoro corposo, intenso, profondo, pregno di emozioni che non può non toccare al cuore e allo stomaco, cupo, forse troppo, monocorde per larghi tratti e quindi, non esente da una certa monotonia, senza grandi aperture melodiche se non per un paio di pezzi che difatti, sono quelli che ho apprezzato di più (Dio delle zecche, La cena, La notte). Da ascoltare, certamente, ma meglio se si è prima passati dai dischi precedenti.

[Luigi Malara]

 

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