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The D - Alf

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The D - Alf

Etichetta: autoprodotto

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Dopo un inverno lungo e particolarmente snervante, triste e malinconico, caratterizzato da interminabili giornate uggiose, con freddo, nebbia e pioggia ininterrotta, finalmente oggi splende un sole quasi primaverile sopra Milano. Probabilmente si tratterà solo di una tregua momentanea, ma poco importa, ci si accontenta di quello che viene e per ora ci si gode questo piacevolissimo anticipo della bella stagione. Giornate come queste sono rigeneranti, ti mettono di buon umore; l'aria è frizzante e questo tiepido sole che si affaccia nel cielo invernale riscalda le ossa e anche lo spirito. Armato di tutte queste buone vibrazioni che il bel tempo suscita in me salgo in macchina e inserisco nello stereo "Alf", prima vera opera discografica degli avellinesi The D, e mi rendo subito conto che non poteva capitarmi colonna sonora migliore per accompagnare una giornata come questa. Questo disco è un condensato di energia e di solarità, che non può che mettere di buon umore chi lo ascolta.
Le origini passate a suonare in giro per locali pezzi di band come Jet, Artic Monkeys, Strokes e Franz Ferdinand si sentono e come! Sicuramente da questi gruppi i The D hanno tratto tutti gli insegnamenti possibili e grande ispirazione, e il risultato è a dir poco interessante. I cinque pezzi che compongono la tracklist di "Alf" sono tutti molto british: ci si trova la forza e la potenza dell'indie rock ma anche la melodia e l'orcchiabilità del brit pop, mischiata con un po' di cuore e di solarità tutta partenopea che impreziosisce il tutto. Il risultato è un lavoro esplosivo, piacevole ed energetico. In sostanza, senza troppi giri di parole, un gran bel disco!
L'EP si apre col botto con "First man (almost) on mars", un bel pezzo rock dai ritmi serrati: la batteria prepotente e le chitarre distorte ricordano molto gli Articoli Monkeys o alcune cose dei Libertines e dei Babyshambles di Pete Doherty. "D is for Dingo" è un pezzo allegro e divertente; riporta alla mente le sonorità dei The Kooks, semplici, piacevoli, leggere. "Man of claphman" è una traccia un po' più pop rock, molto radiofonica e coinvolgente: qui è la melodia a farla da padrona, e il ritornello che ti entra in testa e si fa canticchiare fin dal primo ascolto. "Abbott e costello" è un bel brano rock un po' più alternative, il suono è un po' meno morbido, le chitarre sono più graffianti, il cantato più aggressivo. Bel pezzo! E poi chiude l'album una bella ballad romantica, "The book of guinness (alt. take)”, che come da tradizione non può mancare in un disco rock che si rispetti. Si tratta della versione acustica del loro primo singolo pubblicato nel 2012. All'inizio suona molto "Lucky Man" dei The Verve, con atmosfere più intime e soffuse, e la fisarmonica al posto degli inimitabili archi. Un pezzo molto emozionante e carico di pathos. Un finale che ci stà assolutamente.
Sono rimasto davvero colpito da quest'opera prima dei The D; veramente una gran bella scoperta! Le canzoni sono molto piacevoli, i ragazzi suonano molto bene e il disco, per essere un'autoproduzione, è davvero ben prodotto e ben curato. Insomma, non vedo l'ora di vedere come i The D se la caveranno alle prese con un vero e proprio album. Le basi sono molto promettenti e la curiosità è tanta, quindi forza ragazzi, continuate così! [B!]


Tracklist:
1. First man (almost) on mars
2. D is for dingo
3. Man of clapham
4. Abbott & Costello
5. The book of Guinness (alt.take)

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