andergr@und.it      Home IndipendenteMente Recensioni Moseek - Yes, week-end

Moseek - Yes, week-end

E-mail Stampa PDF
Valutazione attuale: / 2
ScarsoOttimo 

 

Moseek - Yes, week-end

Etichetta: Labelpot

Rating: 


A distanza di un paio d'anni dal loro primo lavoro ufficiale "Tableau" i romani Moseek tornano con "Yes, week-end", un album fresco ed esplosivo che riconferma il gruppo come una delle realtà più originali e interessanti attualmente presenti nel panorama indipendente italiano.
"Yes, week-end" è un disco molto eterogeneo e non è facile classificarlo o etichettarlo in maniera precisa e univoca; del resto in generale non è mai un bene dividere la musica in compartimenti stagni, è difficile oltre che abbastanza inutile, e in questo caso in particolare poi il compito si rivela più ostico che in altre occasioni. Sulla loro pagina di facebook c'è scritto che i Moseek amano i suoni decisi. Questa secondo me è una bella definizione che descrive in maniera efficace il mondo attorno a cui gravita il sound della band, sicuramente influenzato del rock in tutte le sue forme, dal rock classico all'hard rock, dal grunge al punk, senza snobbare il pop e l'elettronica. "Yes, week-end" è un condensato di tutto queste realtà, un esplosione di sonorità e di stili anche molto diversi tra loro che si fondono alla perfezione in queste undici tracce che scivolano via in maniera fluida e naturale dalla prima all'ultima.
Il disco si apre con un intro dall'anima decisamente elettronica, che lascia spazio a nove pezzi dall'attitudine pop rock che convincono e coinvolgono fin dal primissimo ascolto. Ci sono tracce più tirate e graffianti ("Pills", il primo singolo estratto dall'album ne è forse l'esempio più riuscito), brani dalle atmosfere più pop ed elettroniche, come "Steal-Show" o "How To Believe", canzoni dal sound più british e nord europeo, come "Numbers" o "Leaf" e momenti più soft ed emozionalmente coinvolgenti come "In Sleepers" e "Mr. Benson". E poi c'è la scelta ardita di andare a mettere mano ad uno dei singoli più importanti e universalmente conosciuti della soria della musica contemporanea come "Come Together" dei Beatles per darne un'interpretazione del tutto unica e personale. Ci sarà sicuramente chi storcerà il naso al solo pensiero, ma secondo me l'operazione tutto sommato è ben riuscita, e si tratta sempre e comunque di un omaggio, non di un atto di lesa maestà, e come tale va preso.
Una tracklist fatta di pezzi molto differenti tra loro insomma, che però nascondono una fenomenale unità e coerenza di fondo: non appaiono mai come episodi isolati o slegati tra loro, ma si presentano come tante parti essenziali di un tutt'uno più complesso e articolato.
In generale il disco è piacevole, fresco, molto energico e dall'ascolto non troppo impegnativo.
L'album poi è di ottima fattura, suonato e prodotto molto bene, con misura e maestria. E la bella voce di Elisa Pucci, dal timbro particolare e molto versatile, rappresenta sicuramente un grosso valore aggiunto. Del resto i tre musicisti romani suonano insieme già da un po', hanno partecipato a un sacco di festival e concorsi, e condiviso il palco con colleghi anche piuttosto importanti, e l'esperienza e l'affiatamento conquistati nel corso degli anni rappresentano certamente un enorme punto a loro favore. Insomma, un disco ben concepito e ben realizzato che merita sicuramente almeno un ascolto.   [RV]

 

Arretrati

Collabora con noi!

Statistiche

 Statistiche gratis