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Paolo Rigotto - Uomo Bianco

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Paolo Rigotto - Uomo Bianco

Etichetta: Contro Records

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A distanza di circa un anno dal suo disco d'esordio "Corpi Celesti", il cantautore polistumentista torinese Paolo Rigotto torna con un nuovo originalissimo album intitolato "Uomo Bianco". Se la suo oper precedente, al primissimo ascolto poteva anche spiazzare, perchè sicuramente la proposta di Rigotto è una proposta assolutamente non convenzionale, conoscendo già l'artista e il suo modo di comporre ci si accosta all'ascolto di questo nuovo album con un occhio diverso e con un animo già predisposto ad un certo tipo di esperienza. Ed è meglio, perchè sicuramente Paolo Rigotto è un'artista che necessita un po' di tempo per essere capito, la sua musica va ascoltata, assimilata e lasciata decantare un pochino prima di apprezzarla a pieno. Quindi chi già conosce "Corpi Celesti" sicuramente è avantaggiato.

E poi c'è da dire che "Uomo Bianco" è anche un disco senz'altro più maturo, compositivamente e tecnicamente (anche il packaging a questo giro è molto curato e molto bello) e nel complesso è anche un album un po' più alla portata di tutti rispetto a "Corpi Celesti", un po' meno ostico, un po' meno spigoloso. Non che Rigotto sia svenduto o commercializzato. Tutt'altro. Semplicemente è voluto andare un po' incontro all'ascoltatore medio in modo da poter avvicinare con la sua musica un numero sempre crescente di persone. Forse "Corpi Celesti" era un disco fatto più per se stesso che per gli altri, mentre "Uomo Bianco" probabilmente nasce da una reale urgenza artistica di comunicare qualcosa agli altri e di coinvolgere le persone. "Sento sempre di più l'esigenza di parlare con un linguaggio sonoro che mi appartenga ma che al tempo stesso possa incuriosire quanta più gente possibile. E soprattutto sento il bisogno di riconoscermi come parte del pianeta che, involontariamente, abito. A differenza di Corpi Celesti c'è ancora più voglia di farmi capire, ma ovviamente non troppo. Sto maturando la convinzione che l'artista “incompreso” perché ritenuto (forse solo da sé stesso) troppo “avanti” per il pubblico, sia semplicemente, nella maggior parte dei casi, incapace di comunicare".

In ogni caso gli elementi caratterizzanti della musica di Rigotto sono sempre gli stessi: un piacevole caos, una fusione di stili e generi, anche parecchio distanti tra loro, che comprende pop, rock, progressive ed elettronica. Ma ciò che colpisce maggiormente l'ascoltatore sono ancora una volta i testi di Rigotto, onirici, pieni di humor e non sense, ironici e taglienti, a tratti demenziali: affreschi che possono risultare confusi e sfuocati se osservati da vicino, se si cerca di coglierne i più piccoli dettagli, ma che appaiono chiari e perfettamente comprensibili se si fa un passo indietro e se si osservano nella loro interezza. Il messaggio generale del disco quindi è chiaro, preciso e diretto: è una critica pungente e caustica, ma anche intelligente e costruttiva, nei confronti della società contemporanea e di chi ne tira i fili: "Uomo bianco? Come punto di partenza possiamo considerarlo l’uomo della civiltà occidentale, in senso molto allargato. È l’arrogante amministratore del pianeta, o almeno uno dei più esosi. Sono bianco, quindi con imbarazzo riconosco di essere io stesso l'Uomo Bianco. [...] Direi che, a lavoro finito, mi è parso evidente che il disco tratti lo sfacelo economico e politico della nostra civiltà. Non uno sfacelo umano perché tutto sommato ripongo ancora molta fiducia negli uomini che sanno di essere, alla fine, solamente uomini. Decenni di politica, cultura e civiltà basati sull'economia, sul debito del singolo e della collettività, sul PIL, sullo Spread e sul potere d'acquisto delle masse stanno ora mostrando la fragilità di questo sistema. Quindi il disco si snoda attraverso le tematiche del lavoro, della pace come deterrente, della povertà dipinta di benessere, della paura di invecchiare, dell'arrivismo politico e di altre umane amenità".

Rigotto si è dimostrato ancora una volta un'artista sveglio e intelligente, riuscendo nel difficile obiettivo di saper coservare l'originalità, la freschezza e la vena sperimentale del primo album, sapendo rinnovare il proprio stile e rendendolo un po' più alla portata di tutti.   [B!]

 

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