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Intervista ***Versione Italiana***

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Ciao Gianluca, eccoci qui con le domande per la nostra intervista:

Come nasce la tua passione per la musica? A quale gruppo principalmente ti ispiri?

La mia passione per la musica nasce fin dai tempi della scuola, quando ero più piccolino, all’incirca già dai tempi della quinta elementare. Sono sempre stato appassionato di film e il mio primo contatto con la musica è avvenuto grazie alle colonne sonore di alcune pellicole di cui mi sono fin da subito appassionato. Crescendo, insieme a me si è evoluta anche la mia passione musicale, così dalla prima media sono diventato un grande fan degli “Iron Maiden”, sono cresciuto insieme a questo gruppo da quando ho cominciato ad ascoltarlo e da sempre è il mio gruppo preferito. Ho una grande passione per tutta la musica in generale, ho anche suonato per un breve periodo in una blues band, ma prediligo il rock. A quale gruppo mi ispiro? Potrei dirti agli “Iron Maiden”, ma più esattamente sono un grandissimo estimatore di Steve Harrys, il loro bassista.

Sappiamo della tua precedente avventura con gli “Sliding Colours”. Quali furono i motivi che portarono allo scioglimento del gruppo? Quali nuove energie sono state determinanti per la nascita della nuova band?

Non è facile spiegarti quali furono i motivi per i quali si è sciolta la vecchia band, nonostante tutto era un nome importante quello che ci eravamo costruiti, tanto è vero che anche per strada qualcuno ci riconosceva come i componenti degli “Sliding Colours” nonostante non fossimo così famosi, o meglio lo eravamo anche se in ambito strettamente locale. Con il passare del tempo, la musica che proponevamo, non la sentivamo più nostra, nel senso che non era il genere musicale che ci sentivamo di andare avanti a proporre, questa era un po’ l’idea di tutti noi. Così ci siamo spinti alla ricerca di un genere più tecnico, allontanandoci dal rock-punk melodico, cercando uno stile più improntato sul metal “pesante”. Le energie determinanti, sono state per lo più coincidenti con l’avvento del nuovo cantante, Andrea Pagan, che con grandissime doti tecniche e naturali, riesce ad alternare la sua voce urlata, “screm”, a quella più melodica e pulita anche dal vivo durante i concerti. Inoltre, la nuova band, ha avuto fin da subito elogi molto positivi, tra i quali vorrei citare quelli del “New Age” di Roncade in provincia di Treviso, che in una recensione ha leggermente criticato la nostra staticità sul palco, alla quale stiamo facendo fronte, comunque giustificate dalle nostre grandi qualità tecniche di esecuzione.

“Artificial Wish”: quali sono le origini del vostro nome?

Il nostro nome nasce un po’ per il classico effetto del caso, in sala prove. Finite le prove in sala di incisione, avevamo già lavorato a diverso materiale, tra il quale alcune foto, ci mancava solo un nome. Così già da quel momento avevamo cominciato ad ipotizzare alcuni nomi, che adesso non ricordo bene. Dopo alcune pizze e qualche pinta di birra, oltre che i più svariati nomi assurdi creati da tutte le birre in corpo avevamo colto l’idea che volevamo comunicare con il nome del nostro gruppo: qualcosa di asettico, riferito alla melodia che proponiamo, così come “Wish” sta alla melodia. Il nome di per se non ha un significato ben preciso, è una buona assonanza, qualcosa che secondo noi indica un desiderio artificiale che non esiste, ognuno ascoltandoci può farsi la sua idea di quello che vogliamo trasmettere, ognuno si può creare il suo significato nella testa, libero da interpretazioni.

Come definiresti il genere musicale che proponete? Quali sono le preferenze musicali all’interno della band?

Il nostro genere musicale viene definito “Emo-Scremo” ed è molto in voga negli Stati Uniti, attualmente anche se ancora a margine dal resto dei generi musicali, si sta diffondendo anche in Europa. L’ “Emo-Scremo”, alterna parti melodiche orecchiabili a un miscuglio tra un metal aggressivo e un rock melodico. Nelle nostre canzoni sono presenti vari passaggi che alternano il metal al rock melodico, con ritornelli che rimangono facili da ricordare. Molti gruppi del nostro genere si avvalgono dell’impiego di due cantanti contemporaneamente, noi invece abbiamo la fortuna di averne uno solo che è ben capace di “giocare” con la propria voce. All’interno della nostra band, ci sono svariate preferenze musicali, la mia ben nota per gli “Iron Maiden”, il batterista si dedica per lo più ai “Foo Fighters” e al rock in generale, mentre il nostro cantante, per finalizzare al meglio le sue doti vocali, si dedica di puù a pezzi più “estreme”! Siamo in ogni caso musicalmente aperti a tutti i generi che ci lascino qualcosa, che ci trasmettano delle emozioni, influenze molteplici che però non influenzano massimamente le nostre singole preferenze.

Come incide la vostra differenza di età all’interno della band?

Nonostante tra alcuni di noi ci siano anche sette anni di differenza anagrafica, musicalmente siamo cresciuti in un modo non poi così differente, ciò e dipeso dalle band che hanno fatto la storia della musica, avendo così tra di noi molti gruppi in comune. A livello di divertimenti e stili di vita, ci possiamo considerare oltre che una band anche un grande gruppo di amici, coinvolti anche collettivamente a livello musicale.

Quale componente principale deve considerare un giovane musicista oltre che la passione?

Credo che sapersi muovere all’interno dell’ambiente musicale sia importante, anche se la passione è comunque fondamentale. Sai che bisogna sapersi sbattere, sai che dovrai fare molte telefonate per accordarsi dove suonare, sai che devi creare e investire soldi per la promozione della band oltre che per la benzina della macchina per raggiungere i locali. Solitamente ai nostri livelli non ci sono rimborsi per le spese, è la passione da cui parte tutto. Poi si sviluppa un certo sapersi muovere nell’ambiente musicale, con un unico obiettivo: farsi conoscere! Bisogna anche però saper trasmettere i sentimenti in quel momento con quella canzone, così come uno scrittore con i libri o come un regista con i film, ora non ci sono in mezzo i soldi, quelli contano solo a certi livelli. Ti posso raccontare diversi aneddoti a tal proposito, una volta mi toccò dormire in macchina al ritorno da un colloquio musicale da Pistoia, nell’attesa del ferry boat per tornare a casa, così come ogni tanto il nostro chitarrista si esercita in casa con la chitarra magari mentre la sua morosa sta guardando la televisione! Infine, bisogna saper vendere il proprio spettacolo e farsi apprezzare per quello che si fa, non deve essere una semplice ripetizione di canzoni o pezzi propri che essi siano, ma il sudore, il contatto con il pubblico, questo sono il vero spettacolo: trasmettere visivamente la musica!

In che modo consideri le nuove tecnologie come mezzo di diffusione o di vendita?

MySpace e Internet in genere aiutano tantissimo i giovani gruppi emergenti. Le nuove tecnologie aiutano soprattutto nella registrazione dei Cd. Tanti gruppi suonano bene grazie anche alla tecnologia, poi è il gruppo stesso che deve farsi conoscere dalla gente, sapendo dimostrare le proprie abilità anche con solo quattro casse ed un mixer!!! Internet ha sostituito il vecchio “PassaParola”, sveltendo le ricerche del proprio genere preferito. MySpace inoltre aiuta a promuovere gli eventi, a pubblicizzare la propria musica e la propria immagine. Si ha la possibilità di creare diversi contatti con i locali, le altre band, le etichette ed infine il contatto diretto più importante: quello con lo spettatore. Ad esempio una nostra fan di Trento, ci ha permesso di poter suonare dalle sue zone laddove non avevamo ancora mercato, è una piccola cosa che ci ha permesso di ampliarci. In Italia, in questo modo, è nato un continuo “scambio di date” tra le band, che si ospitano reciprocamente nelle zone di appartenenza.

Ricordando la particolarità della scena musicale veneziana, qual’ è il vostro rapporto come band nei locali che propongono musica dal vivo?

Generalmente nei locali di musica dal vivo ci si arriva a suonare tramite le conoscenze tra gruppi. Per quanto riguarda Venezia, c’è tutto un discorso a parte: a Venezia non si suona! O meglio, da qualche tempo sono ingaggiati solo gruppi Reggae o Ska e comunque è un continuo lamentarsi della gente che considera questa città esclusivamente un museo, a parte qualche rarità estiva, come ad esempio al Lido, dove al “Cason” un locale live, vengono organizzati festival estivi. Solo fuori Venezia è possibile crearsi un certo giro musicale, anche se ultimamente vengono preferite le cover band piuttosto che i gruppi emergenti, considerati un terno al lotto. Il nostro problema è che essendo di Venezia, ci dobbiamo sempre confrontare con un pubblico nuovo, senza avere come le altre band normali, un certo seguito di spettatori, per noi diventa un onore quando troviamo un estimatore che viene alle nostre esibizioni nelle città nuove, perché non sempre i nostri amici hanno la possibilità di seguirci. Il motivo di questa sorta di crisi della live music, credo sia legata per lo più ai soldi, i locali vogliono delle certezze musicali per riempire i loro spazi, mentre all’estero, oltre che qualche raro caso in Italia, la situazione è ben diversa perché la musica viene diffusa per genere, così ogni realtà rappresenta un alternativa per seguire il proprio genere musicale personale.

Nel 2008 verrà registrato il vostro primo e nuovo full-lenght. Raccontaci i particolari di questo nuovo progetto.

Attualmente l’album è ancora in fase di composizione e prevede oltre che i quattro pezzi già presenti nel nostro Ep, altri cinque o sei nuovi brani inediti ai quali staimo costantemente lavorando, ultimando già i primi nuovi tre pezzi. Per ottobre dobbiamo essere pronti per una nostra volontà e nel frattempo aspettiamo l’eventualità che un’etichetta ci possa aiutare nella pubblicazione.

Qual è l’immagine futura che vedi da qui a 10 anni della tua carriera da musicista? E per quanto riguarda la band?

Non so neanche se suonerò ancora tra 10 anni, lo spero sempre, ma ci sono delle priorità nella vita… Io mi vedo suonare, ma non è detto che sarà il mio lavoro. La musica è sempre stata la mia passione e lo sarà sempre, ma nella vita subentrano altre persone… la mia ragazza ci segue con passione, ma un giorno potrebbe esserci l’esigenza di una famiglia. Ora la mia figura varia tra quella di un impiegato a quella di una rockstar, comunque nella vita può sempre cambiare tutto. La band spero che rimanga nel corso degli anni e stiamo lavorando per questo. La mia carriera musicale personale continuerà fino alla mia morte e sarò contento di suonare anche solo tra un gruppo di amici. Un GRAZIE particolare lo vorrei dedicare alle nostre ragazze, che sono le nostre prime fans! Insieme, quando ci è possibile, conviviamo i nostri momenti/spazi musicali.

Hai la possibilità di lanciare un messaggio al pubblico che non ti conosce ancora, ma che puoi raggiungere da queste pagine. Cosa vorresti dirgli?

Seguiteci perché noi ce la stiamo mettendo tutta per farci ascoltare, abbiamo tutte l carte in regola. Come giovane musicista, non saprei quale sia il consiglio migliore, vi invito a commentare il nostro lavoro per darci consigli su quello che pensate sia il nostro modo di esprimerci… giovani musicisti: NON FATEVI IL SANGUE AMARO!

 


 

 

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