andergr@und.it      Home Showbiz Inquisizione Negramaro - Mentre tutto scorre

Negramaro - Mentre tutto scorre

E-mail Stampa PDF

Il singolo che ha sancito il lancio definitivo della band salentina

Singolo: Mentre tutto scorre
Artista: Negramaro
Etichetta: Sugar

 

Testo:

Parla in fretta
e non pensar
se quel che dici
può far male
perché mai
io dovrei
fingere
di essere fragile
come tu mi (vuoi)
(vuoi)nasconderti
in silenzi
mille volte
già concessi
tanto poi
tu lo sai
riuscirei
sempre a convincermi
che tutto scorre

usami
straziami
strappami l’anima
fai di me
quel che vuoi
tanto non cambia
l’idea che ormai
ho di te
verde coniglio
dalle mille
facce buffe

e dimmi ancora
quanto pesa
la tua maschera
di cera
tanto poi
tu lo sai
si scioglierà
come fosse neve al sol
mentre tutto scorre

usami
straziami
strappami l’anima
fai di me
quel che vuoi
tanto non cambia
l’idea che ormai
ho di te
verde coniglio
dalle mille
facce buffe

sparami addosso
bersaglio mancato
provaci ancora
è un campo minato
quello che resta
del nostro passato
non rinnegarlo
è tempo sprecato
macchie indelebili
coprirle è reato
scagli la pietra chi è senza peccato
scagli la pietra chi è senza peccato
scagliala tu perché ho tutto sbagliato

usami
straziami
strappami l’anima
fai di me
quel che vuoi
tanto non cambia
l’idea che ormai
ho di te
verde coniglio
dalle mille
facce buffe

 

Inquisizione:

 

In tanti credono che “Mentre tutto scorre” sia il primo album dei Negramaro. In realtà è il secondo lavoro in studio della band Salentina, dopo l’esordio con il disco autoprodotto e omonimo del 2003 e, l'anno successivo, la riedizione dello stesso (questa volta prodotto dalla Sugar di Caterina Caselli) che portava il nome “000577”.
“Mentre tutto scorre”, oltre a essere il titolo di un album capolavoro, che ha fatto arrivare (e rimanere per molto, molto tempo) Giuliano Sangiorgi e soci in cima alle hit parade, è anche il nome di uno dei pezzi più belli mai scritti nella storia della musica italiana (e non solo di quella italiana, direi). A condire il tutto un riuscitissimo videoclip girato quando ancora nessuno li conosceva, e che vedeva il leader della band camminare per le strade di Roma. Di lì a poco Giuliano non avrebbe più potuto passeggiare tranquillamente per le strade della Capitale.
La canzone, come tutto il disco che l’ha seguita, è una vera innovazione all’interno del panorama del cantautorato italiano. Testo schietto, incisivo, vero e sensibile. Musica affascinante, rock allo stato puro unito alle più tradizionali note del pop europeo (soprattutto di quello di ispirazione british). E questo brano, che non venne ben accolto al Festival di Sanremo, invece ha riscosso successo tra la critica e tra le vendite, proclamando i Negramaro band rivelazione dell’anno (con tanto di premiazione al Festivalbar), creatori del nuovo rock made in Italy che ormai non esisteva più. E il bianconiglio, protagonista del pezzo, è diventato un vero e proprio simbolo per i sei giovani musicisti che hanno portato una ventata di aria fresca nella tradizione Salentina e, soprattutto, nella discografia italiana.

Voto: 

Michela Garau


 

Povero Coniglio….Non era mica bianco??

Questo pezzo non posso stroncarlo come ho fatto con il nuovo singolo di Notizia, poiché mi piaceva; mi piaceva tanto da cantarlo ovunque: sotto la doccia, nei sogni e in strada – visto dagli altri come un matto.
Il testo è tipico della scrittura di Giuliano Sangiorgi: un bravo paroliere, ad essere onesti, dimostrato dal fatto di esser autore di canzoni per cantanti come Andrea Bocelli e Malika Ayane, per citarne alcuni. Un testo in certi momenti concitato (“…usami/straziami/strappami l’anima..”), in alti fin troppo tranquillo (“…verde coniglio dalle mille facce buffe…”) ma mai banale.
I più aficionados dei testi d’amore classici, anche quelli che parlano di amori finiti, potrebbero riconoscere uno schema piuttosto classico nel messaggio dolce-amaro dei Negramaro (e scusate se non si intona!): una critica che è in parte condivisibile, ma molti dimenticano che la forza di questo pezzo non è tanto il messaggio che lancia come una palla di cannone alle delicate orecchie del pubblico della kermesse sanremese nel – ormai – lontano 2005. Al contrario, a farla da padrone è l’interessante fusione tra testo e musica, caratterizzata da distorsioni, sbalzi ed improvvise pause melodiche.
Il ritmo musicale parte tremolante, indeciso, con questo binomio voce-batteria che sembra una ballata. L’ascoltatore quasi rassegnato si prepara ad un motivetto già ascoltato miliardi di volte. Invece, Giuliano è capace di passare con naturalezza dal registro medio a quello acuto con queste graffianti note di testa. E quando entra la chitarra elettrica, un profano non può non scuotersi. Da qui in poi la cadenza si fa ruggente, aggressiva, anche se la voce del cantante rimane misurata. Piccola nota negativa l’ultima strofa (“Sparami addosso/bersaglio mancato…”) in cui la musica rock tende a coprire le voci; una piccola sbavatura che comunque non pregiudica la bellezza del risultato finale.
Niente da dire: stavolta il Bian coniglio di Alice non si è perso ma ha trovato la strada; ok, non sarà bianco ma verde, non sarà una strada ma un pentagramma. È uguale, dopotutto. E ancora una volta, ahimè, ci si pone una domanda: che fine fece questa canzone a Sanremo? Ovvio, silurata alla 3° serata. Meglio così, forse, visto che quell’edizione ha visto la partecipazione di personaggi freschi, giovani e brillanti come Toto Cutugno, Peppino di Capri, Umberto Tozzi. Tranquillo, Giuliano: la canzone è proprio bella, grintosa e la tua voce la valorizza nel suo rockeggiante ritmo. La scaglio io la prima pietra, perché non mi sbaglio.

Voto: 

Giangiacomo

 

 

 

Arretrati

Collabora con noi!

Statistiche

 Statistiche gratis