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Abbiamo tutti un ermo colle

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Le necessità variano al mutare della storia. La storia di un uomo è la propria vita. Perché proprio come la storia, la vita è un susseguirsi di guerre, rivoluzioni e battaglie per la conquista di un progresso che da cosmico si riflette sul personale. Il progresso ci spaventa perché è nuovo, è novità, e in quanto tale sconosciuto  e misterioso, è il futuro di cui nulla sappiamo, è il futuro che cerchiamo di costruire ogni mattina svegliandoci dal sonno e lavando via dai propri occhi quei sogni che sanno di desiderio in una coscienziosa toeletta immaginaria che ci rispolvera e ci rituffa nel reale e concreto essere presente.

Ci può essere spazio nella mente di un sognatore per il quotidiano e concreto divenire?!? Nella mente del sognatore il futuro si compie anche nel momento stesso in cui ci pensa “chissà se accadrà, chissà che non sia già accaduto, chissà che non stia accadendo proprio in questo momento.” Non lasciamo spazio alla possibilità che “nulla accada”, ci fermiamo alla consapevolezza che se qualcosa di straordinario nei sogni c’è, allora quel qualcosa di concretizzante che tramuta il fenomeno in noumeno dovrà pur accadere…

E se nulla c’è di straordinario, se veramente siamo solo comparse di questa universale scenografia e nulla abbiamo di davvero speciale?!?

Perché tendiamo sempre all’avvenire e lo attendiamo senza nulla compiere perché questo accada?!?

Forse temiamo questo avvenire, temiamo il cambiamento, temiamo il progresso delle nostre vite e l’attesa di quel qualcosa di straordinario diventa presto frustrazione dell’ “alla fine non è accaduto”, e qualcun altro, qualche altra comparsa più o meno scenografica in un guizzo di volontà approfitterà del momento, della situazione, e compirà quel qualcosa di meraviglioso che noi non abbiamo avuto il coraggio di praticare… E probabilmente, non ne trarrà lo stesso beneficio che ne avremmo tratto noi, e sarà anch’essa una comparsa silenziosa e passiva della frustrazione cosmica…

Leopardi!?? No, niente poetica già trita, è un concetto che ognuno assimilerà come proprio e accosterà alle proprio esperienze pensando probabilmente “però… è vero, è successo anche a me”…

Ma non possiamo lamentarci, siamo cresciuti in un mondo capace di convincerci che “se lasci la via vecchia per la nuova…” ed è inutile continuare perché sappiamo già a memoria l’insegnamento conservatore che ci convince dell’assoluta perfezione delle nostre vite così come sono…

E dunque, trarre queste conclusioni per il solo aver letto il titolo di un articolo “Che futuro ci attende?” (riferito al design) su una rivista di arredamento, rivista nella quale forse la maggior parte delle persone avrebbe tratto insegnamenti più o meno saggi sul dove porre la vecchia poltrona ormai inutilizzata, è abbastanza per questa giornata uggiosa e fredda di inizio novembre…

Ma visto che sto occupando lo spazio di una rivista che parla chiaramente di musica e spettacolo con una chiara lezione di filosofia kantiana vorrei concludere così:

Vi lascio una canzone:

Cambio – Negrita




P.S. : Ben ritrovati…

Ary

 

Arretrati

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