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Intervista agli Shelly Johnson Broke My Heart - a cura di Bugs!

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Ciao ragazzi e grazie per aver trovato un po' di tempo per noi. Innanzitutto ci dite in due parole come e quando sono nati gli Shelly Johnson Broke My Heart?

DAVIDE: Siamo amici e suoniamo insieme da tempo, poi quando ci siamo sentiti un po' più “maturi”, pronti per dare un po' di continuità a quello che facevamo abbiamo creato gli SJBMH.
ANDREA: noi 3 siamo sempre rimasti li e da un paio d'anni si può dire che abbiamo trovato la nostra strada, con un genere nel quale siamo confluiti e in cui ci identifichiamo tutti e 3.

Ho letto sulla vostra bio che il progetto nasce dalle ceneri di altre band. Come hanno influito queste vostre esperienze precedenti, se in qualche modo hanno influito, sul vostro modo di far parte di un gruppo oggi? Errori da non rifare o insegnamenti preziosi da tenere a mente...

IVAN: Personalmente questo è sempre stato il progetto principale nel quale sono stato coinvolto, ho suonato un po' nei Late Guest at The Party come turnista, tendenzialmente. Girare in tour con loro mi ha di certo aperto gli occhi sulla scena italiana che pensavo decisamente più asfittica...però ero un “pischello” al tempo, quindi un vero rapporto con la scena, dai live, alle webzine ecc...lo sto avendo adesso.
DAVIDE: Mah, fa tutto parte della crescita naturale che uno ha come persona, musicista e ascoltatore di musica. Non credo ci siano consigli particolari da dare, basta avere sempre un minimo di onestà verso se stessi e verso chi ti ascolta.
ANDREA: Sicuramente abbiamo fatto cose di cui potremmo pentirci in passato, come cover di canzoni che potrebbero compromettere seriamente la nostra credibilità, ma sono felice che tutto questo ci abbia portato a quello che siamo oggi.

Togliamoci subito il pensiero. Chi è Shelly Johnson? Io ora lo so perchè sono andato a cercarla su Google, ammetto la mia ignoranza... Ma vogliamo spiegare in due parole ai lettori meno attenti chi è e soprattutto cosa a fatto a chi?

ANDREA: Shelly Johnson è una gran bella ragazza, la spiegazione da cin(e)ofilo la lascio a Ivan.
IVAN: Shelly Johnson è un personaggio di Twin Peaks, la serie tv prodotta da David Lynch e che dire, è la classica ragazza che ti sbriciola il Quore.
DAVIDE: E' una bellissima donna che fa la cameriera e nel tempo libero si fa picchiare dal marito. Poi lui finisce in coma.

Un momento in particolare della vostra carriera che è stato importante per voi o un ricordo a cui siete particolarmente legati?

IVAN: Prima di essere compagni nella band, siamo amiconi e diciamo un pacco di castronerie quando ci troviamo insieme, per cui faccio il bambinone e dico che quando sto con Davide e Andre sono sempre bei momenti.
DAVIDE: Al momento direi tante piccole soddisfazioni, da una recensione positiva, a una serata in cui suoni assieme ai tuoi amici, o scrivere un bel pezzone in sala prove.
ANDREA: Questo momento, in cui per la prima volta qualcuno mi parla della mia “carriera” e da un senso a quello che faccio e che i miei genitori continuano a ritenere un passatempo che mi distoglie dalle cose “importanti”! Scherzi a parte, dicono che la prima volta non si scorda mai ed effettivamente è vero... i ricordi migliori sono i primissimi concerti, con quella tensione e ansia da prestazione prima di suonare nel pub più squallido della città davanti ai nostri 20 amici! Poi le prime esperienze in studio... forse le risate più grasse fatte con gli altri due (e con alcuni ex componenti)

Il vostro sound è un sound molto interessante: uno stile molto originale, fresco, non facilmente etichettabile e che racchiude un sacco di influenze diverse. Alla luce di questo ci dite quali sono i gruppi che sono stati importanti per la vostra crescita musicale e ai quali vi sentite più vicini come modo di suonare? Avete più o meno gli stessi punti di riferimento?

ANDREA: Sui punti di riferimento diciamo di si... sulle influenze io posso dire che amo vari gruppi della scena post-rock come Slint, Codeine, Mogwai o i più moderni This will destroy you, poi gruppi come Interpol (fino a un paio d'anni fa!), Arab strap, My bloody valentine, Shellac, Giardini di mirò.. sono solo alcuni di quelli che mi vengono in mente, non voglio fare un lungo elenco di nomi, ma ascolto diverse cose e ognuna potenzialmente può influenzarmi, a prescindere dal genere o dal gruppo in questione
IVAN: Vediamo...band per me imprescindibili: Yo La Tengo, My Bloody Valentine, i primi R.E.M.
Band italiane: la Triste in blocco e i Cosmetic. Band internazionali “on air”: Susanne Sundfor, The National, Washed Out.
DAVIDE: Abbiamo tutti ascoltato un sacco di cose diverse nel corso degli anni, anche se sicuramente le nostre band preferite sono (all'incirca) le stesse. Risparmio la lista infinita delle cose che ascolto/ascoltiamo; se dovessi dirti due nomi di band che ho come modello preciso per quello che facciamo con gli SJBMH dico Pavement e soprattutto Yo La Tengo.

Parliamo di "Brighter", il vostro secondo lavoro ufficiale. Un ep soloare e piacevole, che già dal titolo trasmette positività. Un bel messaggio, anche un po' controcorrente se pensiamo che di questi tempi il trend è quello di mettere in luce nei testi per lo più i cattivi costumi e gli aspetti negativi della società attuale. Scelta rispettabilissima, sia chiaro; non bisogna chiudere gli occhi di fronte a ciò che non va. Però io penso che la musica debba essere anche una valvola di sfogo, un diversivo, una piacevole evasione dai problemi di tutti i giorni. Insomma, qual è il vostro pensiero a riguardo?

DAVIDE: Non sono mica tanto d'accordo, sai? Credo che un buon 90% della musica, anche nell'Italia del 2011, alla fine “parla” di quello che uno c'ha dentro, quei magoni, quegli scazzi che magari a parole sarebbe un pochino imbarazzante, o comunque difficile, far venire fuori. Ecco, questo è quello che noi cerchiamo di fare. E comunque scrivendo in inglese questo aspetto passa (purtroppo) un po' in secondo piano. Ma più avanti ne parleremo.
ANDREA: Oggi è facile fare canzoni in cui mandi tutti e tutto a cagare, anche perchè siamo circondati di situazioni e persone che andrebbero mandate a cagare... però così è facile e si rischia di finire nel banale o nello scontato. Meglio mettere in gioco se stessi, le proprie esperienze e le proprie emozioni, così se qualcuno ti ascolta potrà ascoltare un TUO pensiero e magari riconoscersici (si dice riconoscercisi?).
IVAN: E' interessante sapere che quello che tu definisci solare, da altri è stato definito cupo! Ma ciò mi inorgoglisce, significa che c'è dello “spazio” vuoto che chi ascolta può riempire, con la propria emotività.
Però a dirla tutta i testi sono tutt'altro che positivi...!

Rispetto al vostro precedente ep, uscito alla fine del 2009, quali sono le differenze e quali invece i punti di continuità?

IVAN: L'EP precedente era una prova generale per vedere se eravamo ancora “buoni” come si dice dalle nostre parti. Per cui per l'epoca andava bene così.
ANDREA: Era quasi un esperimento... Brighter è stato innanzitutto registrato meglio e con più cura, ma al di là delle scelte tecniche direi che con questo secondo EP abbiamo iniziato un percorso che ci ha portato a scrivere pezzi diversi, come ad esempio red sun/black sand o petrinne sonne, che sono un po' un segno di una maturità che andiamo cercando e che forse arriverà ancora meglio col nostro prossimo EP, visto che piano piano stiamo cominciando a trovare la “forma-canzone” che fa per noi e nella quale riusciamo a esprimerci meglio!

Come prendono forma i vostri pezzi? C'è uno schema di lavoro preciso, c'è qualcuno che compone..? Qual'è l'apporto dei vari componenti della band?

IVAN: Ci mettiamo con un'acustica in garage tipo gruppo parrocchiale, oppure facciamo un gran casino e poi riordiniamo il tutto.
ANDREA: “A cazzo di cane” se mi è permessa una citazione. dire “schema di lavoro” presuppone che noi siamo delle persone metodiche e precise, e dire “compone” presuppone che qualcuno di noi sia un vero musicista, ma non siamo nulla di ciò! Siamo solo 3 amici che si infilano in sala prove, qualcuno inizia a suonare qualcosa e da lì se quel qualcosa è buono prende forma pian piano un pezzo! Ognuno ci mette del suo e ci si suggerisce a vicenda cosa provare a fare di diverso in quel punto li piuttosto che in quel passaggio là.
DAVIDE: Vige la più assoluta uguaglianza. Si scrive tutti insieme, nel massimo rispetto reciproco, e poi tutti a casa. Come questo sia possibile? Non lo so.

Il lavoro in studio per preparare il nuovo disco, invece, a grandi linee, come si svolge? Cambiano molto i vostri brani tra la prima stesura e la versione definitiva o arrivate già con le idee molto chiare su quello che volete?

IVAN: I nuovi pezzi sono decisamente diversi da quelli di Brighter; ognuno ha il suo 30% di responsabilità sulla scrittura del pezzo. Il restante 10% deve ancora venire fuori e sarà il lavoro in studio a deciderlo, ma non sapremo come saranno davvero le canzoni finchè non saremo a fine mixaggio presumo, visto che siamo un po' “smanettoni”.
DAVIDE: Una buona registrazione e un buon mixaggio valgono almeno la metà del lavoro finale. Metà scrittura, metà studio.
ANDREA: molte volte si parte da un'idea e il pezzo che si sviluppa finisce quasi per abbandonare quell'idea, o magari dopo un'ora e mezza che si prova a costruire qualcosa su quel giro di basso piuttosto che su quel riff di chitarra, si finisce per guardarsi e dire “fa cacare, passiamo a qualcos'altro”. Questo fa capire che no, non arriviamo in studio con le idee chiare, non quando iniziamo a scrivere un pezzo almeno, perchè non sappiamo dove vogliamo arrivare. Sappiamo solo dove non vogliamo arrivare, e riconoscere quando un pezzo che sta venendo fuori può fare potenzialmente schifo!

Vedo che nel disco ci sono parecchie collaborazioni. Come sono nate? Le avete cercate fortemente perchè volevate qualcosa di specifico, oppure sono nate, come molte collaborazioni interesantissime nella storia del rock, in maniera un po' fortuita?

DAVIDE: Si tratta di amici, conoscenti e parenti che suonano in quella che è la fervente scena musicale romagnola. Noi stessi abbiamo collaborato ad altri lavori. E' bello stare insieme.
ANDREA: Diciamo che le collaborazioni che abbiamo avuto sono state un po' cercate, favorite poi dal fatto di conoscere le persone giuste... in Lullaby volevamo una chitarra che facesse un gran casino, e conoscendo personalmente Bart dei Cosmetic abbiamo pensato “chi meglio di lui!”, mentre in Hope like... abbiamo sfruttato la conoscenza di Stefania perchè pensavamo ci stesse bene una voce femminile, poi già che era li ha prestato la voce per i cori di Sister's dream! O magari si è sfruttato il fatto di conoscere qualcuno che potesse fare qualcosa in un pezzo anche se magari ancora non sapevamo bene cosa... così è nata la collaborazione con Fabio Celli dei delay_house, che ha fatto del noise in un pezzo in cui gli è semplicemente stato detto “Fabio, in sto pezzo fai quello che vuoi”.

I pezzi di "Brighter" sono tutti in inglese. E' una precisa scelta perchè l'italiano è una lingua che in generale si presta poco al genere che suonate, oppure per ora è semplicemente capitato così ma non escludete in futuro di poter scrivere qualcosa nel nostro idioma nazionale?

DAVIDE: Contrariamente a quello che si dice, non esistono lingue più o meno adatte, più o meno musicali. E' solo questione di abitudine. Ammiro molto chi canta in italiano (dicendo cose sensate, ovviamente). Sinceramente non so se in futuro lo faremo, però chissà.

Avete messo "Brighter" in free dowload dal sito della vostra etichetta, la Stop! Records. Quali motivazioni stanno alla base di questa scelta? E' sicuramente un segno dei tempi che cambiano. E' in questa direzione che sta andando la discografia indipendente?

DAVIDE: I tempi sono cambiati, eccome. Dato che sappiamo che da grandi non ci pagheremo le bollette con i proventi dei dischi (ma chi lo comprerebbe un nostro disco?), mettiamo tutto in free download, così il disco può girare di più e siamo tutti più contenti.
ANDREA: Se vuoi comprare una maglietta è giusto che tu prima possa provarla e vedere come ti sta... con la musica è bello pensarla allo stesso modo: “ascolta questo gruppo, poi se ti piace comprati il CD”. Sarebbe bello che la discografia andasse in questa direzione e probabilmente lo sta facendo, anche con buoni risultati penso, se guardiamo a etichette come La tempesta o la Triste, queste hanno un sacco di download gratuiti dei propri artisti, ma anche un sacco di vendite dei CD o dei vinili degli stessi, perchè comunqe un vero appassionato di musica non ha paura di spendere 5 o 10 euro per comprare il disco di un gruppo che gli è piaciuto. Il punto è che la gente dovrebbe ragionare così e la musica non dovrebbe costare le cifre che spesso costa, solo questo può portare avanti e diffondere sempre più questo nuovo modo di diffondere la musica.

La larghissima diffusione di internet da un lato ha innegabilmente danneggiato il mercato musicale tradizionale, ma dall'altro, specialmente grazie ai social network, sicuramente si è rivelata uno strumento preziosissimo al servizio della musica indipendente. Si tratta di una vetrina potenzialmente sconfinata. Insomma, mettendo i vari fattori sul piatto della bilancia, sono più i vantaggi o gli svantaggi?

DAVIDE: Per chi nella musica ci lavora, quindi deve farci soldi, sono tempi bui, almeno credo. Poi per tutto il resto delle persone, che non gliene frega niente delle vendite e vuole solo ascoltare, scoprire, suonare, beh è un periodo d'oro. Fino a pochi anni non avrei mai potuto trovare i dischi di un duo sfigato folk-punk di Phoenix, Arizona. Ora sì.
ANDREA: Sicuramente i vantaggi. Tanti gruppi che oggi sono “famosi” almeno a livello di musica indipendente, sono usciti da internet. Poi chiaramente c'è il rovescio della medaglia, ossia che questa vetrina è così sconfinata che se non sai a che pubblico rivolgerti rischi di passare veramente inosservato! Però i lati positivi vincono, perchè comunque una volta che sei su internet sei libero di muoverti come credi e più ti impegni e più puoi farti notare, il tutto praticamente senza costi!

Sappiamo che per un gruppo la dimensione live e il contatto col pubblico sono fondamentali. Qual è lo stato di salute della musica live in Italia? Molti artisti con cui abbiamo parlato finora non ci hanno dipinto un quadro roseo della situazione. Ci sono spazi adeguati e sufficienti per suonare e farsi conoscere?

IVAN: La situazione è di certo rosea per chi ha una forte spinta “dall'alto verso l'alto”.
Noi facciamo tutto da soli e per fare concerti bisogna davvero combattere, (per carità, è la gavetta). Per il resto non saprei, come ogni realtà dell'ambito musicale ha molte sfacettature.
C'è chi è bravo e non ha spazi o chi è bravo e ne ha. Chi fa cacare e suona dovunque e via dicendo...Per cui dipende dal momento, diciamo...Il mondo musicale cambia così velocemente che è difficile individuare regole, le situazioni con radici solide sono poche.
DAVIDE: C'è poca apertura mentale, poco coraggio e molto provincialismo. Certo, ci sono (pochi) eroi che fanno qualcosa, ma si tratta di gocce in un mare di piano bar e musica brutta.

Progetti a breve e lungo termine?

IVAN: Suonare bene e divertirci in questo mini tour estivo che ci aspetta, trovare un booking, suonare il più possibile, fare le magliette.
DAVIDE: Suonare un pochino in giro quest'estate, far uscire un nuovo EP l'anno prossimo e dedicarsi del tempo per sé.
ANDREA: A lungo termine prenderemo quello che verrà, a breve direi che fra un mesetto inizieremo a registrare il nostro prossimo lavoro, così avremo come intrattenerci fino all'inverno, poi bho...

Grazie mille per il tempo che ci avete dedicato e un enorme in bocca al lupo per tutto!

IVAN: Grazie a te per lo spazio concessoci!
DAVIDE: Crepi il lupo e grazie a voi.
ANDREA: Grazie a voi!
 

Intervista

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